Pubblichiamo un estratto dell'articolo che troverete in forma completa (oltre 40 pagine!) sul numero 127 di SuperWheels.
Aprilia Tuono 1000R Factory
Al primo impatto l’Aprilia paga lo scotto dello svantaggio estetico, alterna a splendidi tratti, particolari sgraziati; e anche la posizione di guida non è gran che, scomoda anche per uno sportivo. Un disagio però che si dimentica presto, quando si scopre sua grande anima racing. Motore e ciclistica hanno un potenziale esplosivo e con qualche facile accorgimento - con la semplice messa a punto dell’assetto e delle sospensioni si fa un bel passo avanti - si può trasformare nella moto dalla quale non ci si separa più.
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Benelli TnT Evo
La Benelli tra estetica e motore ha grinta da vendere. Poi è nata per farsi notare (anche perché in giro ce ne sono poche). Il 1130 è sporco, brutto e cattivo, perché irregolare, scoppietta, scalcia, in basso non è perfetto (e lo scarico puzza, a volte fuma), ma se si vuole provare cosa vuol dire forza (coppia), è lui quello giusto. Ottima anche la ciclistica, giusta come Mamma l’ha fatta. Andando a toccare le regolazioni si rischia di fare peggio. Ma il rischio non c’è, quelle mancano. Comunque su una moto così ci vorrebbero.
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Bimota DB6 Delirio 1100
Sulla Bimota ci si sente un po’ snob. Tutta fatta a mano, con particolari dal pieno, componentistica speciale. Possiamo stare giorni a discutere sul fatto che “...con quel prezzo ci si aspetta un motore più speciale” senza concludere nulla. La Delirio va guidata e basta, si scoprono nuovi orizzonti. L’unico difetto è la misura. Dovrebbero farla di diverse taglie però, per esempio noi vorremmo la XL. Ma c’è solo la small.
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Ducati Monster S4Rs
Pensateci. Se dovessimo scegliere una di queste moto per tenerla tutta la vita, la Ducati sarebbe di certo tra le candidate. Un po’ come i diamanti. Una Ducati è per sempre. Gli esperti del bar dicono “ci vuole una nuova Monster, fanno tanti modelli nuovi e sono tutti uguali”. Non vi rendete conto che è questo il successo? Poi è la più nuda delle nude. Difficile spiegare perché ma è così. È bella anche da ferma. A cuore aperto, il Testastretta è lì per te. È bella anche quando la guidi.
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Kawasaki Z1000
Le giapponesi sono una razza a parte. Prima cosa il prezzo. Si risparmia un bel po’, e poi si sa, a meno di una scalogna nera l’unica cosa che chiedono è benzina e un’occhiata all’olio di tanto in tanto. Poveri meccanici. La Kawasaki ha scelto la via del look estremo, centrando un buon compromesso: linea nuova senza finire tra le astronavi. Poi c’è il comfort. Sospensioni morbide, sella comoda, motore elettrico. Ottima turistica, grandi prestazioni. Se si ragiona e non si cerca il record sul giro, la Z100 è un’ottima idea.
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KTM 990 Super Duke
La KTM ha fatto uno sbaglio: far provare la Super Duke ai clienti. Adesso le hanno vendute tutte. Scherzi a parte, non è facile nascere dominando lo sterrato e poi di colpo convincere che si sanno fare bene anche le moto da strada. Per di più con un’estetica da digerire. Per questo l’unico modo per capire di che pasta è fatta questa 990 è guidarla. La Super Duke non è fatta bene, è fantastica. Cos’altro c’è da dire?
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Moto Morini Corsaro Veloce
Se non avesse il CorsaCorta la Moto Morini sarebbe una naked come le altre. Estetica prudente, ciclistica perfetta ma nei canoni, né troppo svelta, né troppo pesante, né troppo lunga, né troppo corta. Invece il motore è fantastico, tutto coppia, coppia, coppia. Un po’ come il tre cilindri Benelli, ma più fluido nell’erogazione, rotondo nelle risposte. La versione Veloce piace per la grinta (suono ed estetica), e gusta in circuito. Va messa a punto di sospensioni.
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MV Agusta Brutale 910
Quando si deve parlare della MV Agusta vengono in mente un milione di cose. Tutte già dette. Diciamo allora ciò che resta addosso della Brutale dopo averla guidata: la sicurezza di aver conosciuto qualcosa di incomparabile, di unicamente emozionante. Una sensazione che non dipende da una caratteristica identificabile, come la spinta del propulsore, la maneggevolezza, la stabilità, la potenza dei freni. Nasce da qualcosa di impalpabile, ed è dovuta al forte carattere di questa moto, forgiato dalla sua straordinaria e fedele estrazione racing.
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Triumph Speed Triple
NOFOTO
Anche la Triumph appartiene alle Grandi Classiche. Nel corso degli anni si è evoluta notevolmente, ma non ha perso quell’anima di vagabonda (perdonate questa suggestiva metafora) che la fa essere speciale e per di più, grazie all’evoluzione tecnologica, è molto maturata dal punto di vista dinamico. Il motore è più elastico e allo stesso tempo più grintoso, la ciclistica equilibrata. È la più versatile del gruppo perché è capace di trasformarsi da paciosa cittadina a maleducata bestia sul misto. E anche in pista va mica male.
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Yamaha FZ1
Motore che è una garanzia, estetica azzeccata, compresa la componentistica tecnica (telaio, freni, sospensioni...). La Yamaha non si presenta mica male. E rispetta in pieno la filosofia giapponese: finiture impeccabili, cura del dettaglio, prezzo basso - rispetto le altre - comfort. L’unica cosa da sapere è che nonostante la grinta la FZ1 è una moto da turismo-sportivo, non una scorbutica race replica. Guidarla su strada è un piacere, e la grinta non le difetta proprio. Anzi.